Comunità di accoglienza per minori

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Comunità di accoglienza per minori

La Cooperativa Luoghi Comuni gestisce due strutture residenziali “Comunità di accoglienza per minori” presso i Comuni di Macomer e Birori.

La Cooperativa Luoghi Comuni gestisce due strutture residenziali “Comunità di accoglienza per minori” presso i Comuni di Macomer e Birori.


La Comunità di Accoglienza per minori rappresenta un microcosmo di relazioni, eventi e legami. E’ improntata sulla ri-creazione di un ambiente tipicamente familiare che consente al minore, temporaneamente allontanato dal proprio contesto sociale, di recuperare ciò che è mancato al proprio processo evolutivo. Un’equipe educativa prende in carico il minore e stila un progetto educativo individualizzato (P.E.I.) all’interno del quale vengono individuati, oltre agli  obiettivi generali quali cura e autonomia, anche attività e programmi mirati che il minore seguirà durante la sua permanenza nella struttura. Particolare attenzione viene rivolta all’opportunità che il minore possa essere inserito in un contesto socio-lavorativo quale misura prioritaria di inclusione sociale e di prevenzione. 

A chi è rivolto

• Minori di entrambi i sessi di età compresa tra i 6-18 anni per i quali sia opportuno, sulla base della propria situazione familiare, sociale e personale, un periodo di inserimento in Comunità.
• Minori che, per le gravi carenze subite, presentano aspetti della personalità che richiedono, per un certo periodo, il coinvolgimento in un sistema di relazione che risponda ai bisogni di gratificazione affettiva.
• Ragazzi/e, il cui allontanamento dai genitori è definitivo, e l’inserimento temporaneo in Comunità offre la possibilità di non porre bruscamente il minore, come accade spesso nell’affidamento, di fronte ad una radicale alternativa di identificazione.
• Ragazzi/e la cui struttura della personalità è intaccata e che manifestano forti ritardi evolutivi a livello di socializzazione.
• Minori/adolescenti provenienti dal Centro di Giustizia Minorile con provvedimenti penali.
• Minori stranieri non accompagnati.
• I nostri principali committenti sono i Servizi Sociali dei Comuni della Sardegna e gli Uffici dei
Servizi Sociali per i Minorenni di Sassari e Cagliari che fanno capo al Centro Giustizia Minori
della Sardegna.

Obbiettivi
Oltre che delle normali azioni di sostegno e cura, il giovane che entra in Comunità necessita di formazione e preparazione in relazione all’acquisizione dei saperi professionali e all’acquisizione di un ruolo sociale attivo. Caratteristica dell’intervento è offrire sia competenze che andrà acquisendo mediante pratiche di scolarizzazione, esperienze ricreative, corsi di formazione professionale, assolvimento dell’obbligo formativo, sia abilità tecniche e pratiche, necessarie per potersi orientare nell’inserimento del mondo del lavoro e, conseguentemente, in un nuovo universo sociale. Il Progetto Educativo Individualizzato (P.E.I.) si fonda sulla dimensione di un tempo
ben definito e limitato, che ha come fondamento e prospettiva le dimissioni e, laddove possibile, persegue l’obiettivo del ricongiungimento familiare attraverso il sostegno ed il coinvolgimento della famiglia.
L’equipe educativa della nostra Comunità accompagna e condivide con costanza le esperienze dei minori nella vita quotidiana, tenendo conto che strumenti e metodologie devono essere calibrati in base alle caratteristiche e alle necessità di ogni singolo minore.
L’equipe deve promuovere la crescita individuale del minore sviluppando relazioni interpersonali significative sia a livello affettivo che educativo, integrando atteggiamenti di ascolto a quelli normativi. Con la sua azione l’equipe è chiamata a ripristinare nel minore la creatività, l’autonomia e l’autostima senza dimenticare che è il soggetto protagonista dell’intervento e che deve essere realizzato il suo progetto di vita.


Organizzazione Del Servizio
Il nostro servizio di Comunità di accoglienza per Minori è attivo 365 giorni all’anno attivo 24 ore su 24.
La struttura è organizzata, sia come divisione degli spazi interni, sia come scansione dei ritmi di vita quotidiana, come normale struttura abitativa, e si pone come obiettivo primario la risposta ai bisogni delle persone che la abitano.
La vita quotidiana della Comunità è organizzata da regole ed attività ripetitive che i ragazzi sono tenuti a rispettare. Si tratta di una serie di azioni che l’adulto svolge per favorire nei ragazzi, che gli sono stati affidati, il raggiungimento di adeguate competenze sociali e personali/individuali.
er ciascun minore predisponiamo una Cartella Utente, che contiene tutto il corredo documentale (documenti personali, relazioni dei servizi sociali, decreti del tribunale e dati sanitari), aggiornata  costantemente a cura degli educatori coinvolti nell’azione educativa. Nella Comunità Alloggio è garantita l’assistenza sanitaria di base e specialistica, sono previsti rapporti costanti con gli enti committenti e con le famiglie; in base alle particolari esigenze del caso sono previsti incontri di verifica del progetto educativo, sia con gli enti committenti che con le altre agenzie educative territoriali coinvolte.


Dal punto di vista cronologico, il percorso educativo e/o terapeutico-riabilitativo individuale coincide essenzialmente con le seguenti fasi fondamentali del programma comunitario:


Contatto (valutazione disponibilità posti)
Avviene attraverso un prima segnalazione da parte del servizio sociale di riferimento che chiede la disponibilità per un eventuale inserimento. Il Coordinatore/Responsabile della Comunità sulla base dei posti disponibili chiede una relazione, al servizio sociale di riferimento, dove si ricostruisce la storia personale del ragazzo/a e della sua famiglia d’origine, mettendo in evidenza quali sono i livelli di partenza del ragazzo, i suoi bisogni affettivi, emotivi, cognitivi e culturali e se, e quali, interventi istituzionali vi sono stati sul nucleo familiare. Dopo aver acquisito tali informazioni il Coordinatore/Responsabile valuta, congiuntamente con l’equipe, la compatibilità con gli altri minori già ospiti della struttura e decide se effettuare l’inserimento o meno. Si pongono così gli obiettivi generali e la finalità che si intende raggiungere attraverso l’ipotesi di un intervento educativo da avviare in Comunità.

Inserimento (preparazione alla accoglienza)
L’inserimento è la fase che precede l’ingresso del minore in Comunità, quella in cui l’equipe educativa si prepara ad accoglierlo ed a rispondere alla specificità dei bisogni relativamente alle informazioni precedentemente ricevute dal servizio sociale che lo ha segnalato. È la fase in cui la Comunità deve concentrarsi attorno all’obiettivo dichiarato di attivare dei significativi cambiamenti, che ne accompagneranno la crescita in relazione alle abilità socio-relazionali, alla personalità, alla propria autonomia.

Accoglienza (ingresso in struttura)
L’ingresso del minore nella Comunità è il primo passaggio critico, l’impatto iniziale con una realtà non voluta e non cercata. Questi istanti possono essere decisivi per il proseguo dell’interazione minore/Comunità, nel corso del quale è necessario l’osservazione, la ricerca delle propensioni, dei limiti e l’individuazione del percorso educativo/formativo mirato. Il minore conosce le figure di riferimento, gli altri ospiti, la struttura. Ottiene l’assegnazione della propria stanza, gli viene consegnato il corredo di biancheria da letto, da bagno e il set di prodotti per l’igiene personale, e periodicamente di indumenti intimi e vestiario. In questa fase, viene informato riguardo le regole e le attività della Comunità; si creano le relazioni con gli educatori di riferimento; si partecipa alle diverse attività programmate. L’accoglienza è accompagnata dal sostegno empatico e dal dialogo/ attenzione per la situazione in cui il minore si viene a trovare (dal medesimo vissuta in maniera coercitiva) affinché questa condizione venga metabolizzata nel modo meno traumatico possibile.
L’essere coinvolti attivamente nella vita quotidiana, seguire l’organizzazione degli spazi di vita, contribuire a personalizzare l’ambiente nel quale si vive, sono poi gli elementi che assecondano la responsabilizzazione e stabilizzano l’inserimento. Inoltre, il Progetto Educativo Individualizzato (PEI) nel quale sono stabiliti gli obiettivi da raggiungere, rappresenta lo strumento attraverso il quale rendere più accettabile e agevole il percorso del minore anche col riconoscimento manifesto della sua individualità; delle sue esigenze e bisogni; delle sue capacità e propensioni.

Servizio di Pronta Accoglienza
Il Centro di Pronta Accoglienza prevede una funzionalità di 365 giorni all’anno attivo 24 ore su 24.
La pronta accoglienza è un intervento di emergenza che si rende necessario a favore dei minori per situazioni di grave rischio, abbandono morale e materiale, necessità di allontanamento dal nucleo familiare.
Ha finalità di offrire cura e protezione immediata per superare la fase del bisogno improvviso in attesa di soluzioni più adeguate, garantendo il soddisfacimento dei bisogni primari, quali: l’alloggio, il vitto, la sicurezza, la tutela, il supporto psicologico e sanitario.
Il periodo di pronta accoglienza può avere una durata variabile, durante la quale il Servizio Sociale, nell’impossibilità del rientro in famiglia, individuerà una sistemazione più stabile (presso un’altra struttura, presso un familiare, o formalizzando l’inserimento presso la stessa struttura, ecc.) formulando un progetto educativo e di sostegno che aiuti il minore nella corretta crescita psico-fisica.
La pronta accoglienza si attiva direttamente su segnalazione del Servizio Sociale o delle Forze di Pubblica Sicurezza, le quali possono provvedere direttamente alla collocazione del minore che si trova in situazioni di rischio.

Progetto Educativo Individuale (P.E.I.):
L’equipe della comunità in collaborazione con i Servizi Sociali di riferimento, elabora il Progetto Educativo Individuale, nel quale vengono definiti gli obiettivi, le strategie per raggiungerli, i tempi di attuazione e di verifica. Nello specifico:
• Puntualizzare gli interventi da realizzare e le esperienze da far compiere al minore, al fine di assicurargli le condizioni per un normale processo di crescita o per permettergli di recuperare ritardi evolutivi;
• Specificare gli interventi da attuare per modificare il contesto familiare in vista del suo rientro, nei casi in cui sia stata espressa una valutazione positiva sulla possibilità di cambiamento della realtà familiare.
• Fare un progetto di vita pensando se stesso in un ottica a lungo termine; proiettando nel futuro le proprie aspirazioni, sogni, progettualità; concentrando sullo sviluppo delle sue competenze, delle sue potenzialità e della sua autonomia gestionale ogni momento che scandisce il tempo della Comunità.
• Far emergere/acquisire quelle abilità che preparino il minore ad una maggior indipendenza nel suo percorso di vita, nella Comunità e nell’ambito lavorativo/scolastico.

Orientamento (integrazione)
La fase di osservazione e di ricerca/azione non si esaurisce nel momento dell’accoglienza, macontinua sotto altra forma per tutta la durata della permanenza del minore in Comunità. Essa si attua prevalentemente attraverso attività ludico-ricreative interne ed esterne alla struttura, verso le quali i minori vengono avviati con gradualità temporale in rapporto alla fascia di età come alle sfere emozionali, relazionali, cognitive e sociali di ciascuno.
Le attività dovranno assolvere la molteplice funzione di:
a) sorreggere l’azione tesa al recupero psicologico del minore;
b) guidare e favorire l’inserimento e l’emancipazione sociale;
c) indirizzare il minore ad una scelta professionale consapevole e praticabile.
Sulla base delle osservazioni iniziali, il progetto educativo individuale si elabora per sviluppare, valorizzare e consolidare quelle abilità che possono facilitare il reinserimento sociale e familiare del minore.
Ovvero sia:
Abilità di cura della persona e della casa:
• autonomia personale: igiene della persona, affrontare autonomamente le proprie esigenze personali;
• cura ed uso del vestiario:lavare, asciugare, stirare, selezionare gli abiti secondo diversi criteri;
• cura della casa e luogo di vita: sicurezza, pulizie, gestione spazi propri e comuni;
• educazione alimentare: preparazione di un pranzo, acquisto viveri, gestione economica.
Abilità psico-sociali:
• comportamenti sociali: abilità interpersonali e di comunicazione espressiva e ricettiva;
• regole: abilità nel riconoscere un sistema di regole e la volontà nel rispettarle;
• abilità scolastiche funzionali: concetti temporali, lettura, scrittura, ecc. ;
• mobilità: uso dei mezzi pubblici, orientamento, capacità di seguire le indicazioni e le istruzioni;
• integrazione: rispetto della diversità percezione dell’altro.
Abilità lavorative:
• comportamenti: rispetto dell’orario, impegno per tutta la durata del turno;
• adattabilità: capacità di esecuzione e controllo;
• autovaluatazione: capacità di controllare il proprio lavoro e valutare il risultato del lavoro svolto;
• retribuzione: gestione del denaro, uso della banca e dei suoi servizi

Abilità relazionali:

• relazioni intergruppo; 

• forme comunicative, linguaggio, interazione;

• capacità di ascolto;
Durante il percorso in Comunità il progetto educativo viene gradualmente integrato e aggiornato in base alle osservazioni fatte e agli obiettivi che ci si prefigge di raggiungere attraverso le attività ludico-ricreative, culturali e artistiche, le gite, lo sport, le attività di studio.
L’azione educativa si propone come percorso alternativo ad altre forme di interventi di natura più restrittiva, per aiutare il minore a consolidare la propria identità, migliorare i rapporti con la famiglia (se presente) e con l’ambiente interno/esterno alla Comunità. In questo periodo, si lavora al rafforzamento della consapevolezza del sé e dei propri sentimenti favorendo la crescita dell’autostima e la valorizzazione delle proprie risorse; per sostenere il reinserimento sociale e, dove possibile, di recuperare il rapporto con l’ambiente di origine (inteso come famiglia o luogo di provenienza). Sotto questo aspetto, un ruolo importante rivestono la frequenza scolastica (fattore di socialità) l’attività sportiva (possibilmente per mezzo di sport di squadra) e le attività ludicoricreative.
L’inserimento socio-lavorativo costituisce uno strumento di produzione della qualità della vita e consiste nell’accompagnamento/affiancamento sul posto di lavoro.
Chi ha un lavoro ha più contrattualità sociale, e dunque più possibilità di trovare e godere di opportunità qualitative per pianificare la propria esistenza.
L’apprendimento di abilità lavorative conduce a significativi miglioramenti nel comportamento interpersonale e del concetto di sé. Tali miglioramenti sono conservati nel tempo, particolarmente quando si ha l’opportunità ambientale di continuare a praticare le abilità apprese e ricevere rinforzi positivi.
L’inserimento lavorativo è uno degli elementi strategici del percorso educativo/formativo del minore in condizione di svantaggio sociale. L’obiettivo è quello di promuovere l’acquisizione di competenze da parte del soggetto debole destinatario dell’intervento, in un’ottica di empowerment, e quindi promuovere percorsi formativi adeguati alle potenzialità individuali in connessione con le richieste del mercato del lavoro. Dopo una prima fase di osservazione propedeutica all’individuazione di strategie e misure di sostegno e di collocamento mirato, viene avviato l’inserimento lavorativo all’interno di un contesto che meglio risponde alle attitudini e alle esperienze del minore. Esso è il primo passo verso l’ingresso nel mondo del lavoro e rappresenta uno strumento per l’acquisizione di un
esperienza professionale pratica, e della consapevolezza dell’esistenza di un sistema di regole.
L’inserimento è un processo di azioni, realizzato in maniera personalizzata dove attraverso un monitoraggio cadenzato di parametri indicativi vengono valutati: capacità lavorative; percezione del contesto lavorativo; interiorizzazione del sistema di regole, impegno sul lavoro; adattabilità a situazioni che implicano il passaggio a diverse mansioni; capacità di controllare il proprio lavoro e valutarne il risultato; capacità di usare correttamente gli strumenti e materiale nel rispetto delle misure di sicurezza; capacità relazionale nelle interazioni con i colleghi e superiori.

Alla fine di questo percorso si valuterà se il giovane avrà raggiunto gli obiettivi formativi/lavorativi specifici necessari per gestirsi autonomamente.
Per rispondere a queste esigenze in maniera adeguata la nostra Cooperativa si avvale della collaborazione con la Cooperativa Sociale “Progetto H”, cooperativa di tipo B, che da 25 anni opera nel territorio del Marghine. Si occupa di inserimento lavorativo di categorie svantaggiate, dove il lavoro diventa lo strumento di recupero della persona in una logica di integrazione tra soggetti diversi. Questa partnership ci consente di offrire un’opportunità di lavoro ai nostri ragazzi sia in seno alle attività produttive della cooperativa stessa (gestione di mense scolastiche, di impianti sportivi, di strutture ricettivo/turistiche e laboratori artigianali e di confezionamento e imballaggio) ma anche utilizzando le collaborazioni “commerciali e progettuali” che la cooperativa Progetto H intrattiene con le imprese for-profit del territorio.
Il percorso di crescita del minore avviene quindi attraverso una collocazione lavorativa reale dove lo stesso raggiunge un livello di autonomia sia personale che economico.

Il Personale
Il personale che utilizziamo nella gestione della comunità si compone delle seguenti figure:
Responsabile
Psicologo
Educatori
Personale ausiliario


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Il progetto WORK LIFE BALANCE nasce con l'obiettivo di migliorare il benessere lavorativo all'interno della COOPERATIVA LUOGHI COMUNI